Fonteggio (II)

A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro

Nello scorso articolo abbiamo esaminato la storia del borgo di Fonteggio e qui ci occuperemo di vedere come esso si presenta ai nostri giorni, iniziando dal pregevolissimo edificio religioso, il cui aspetto attuale, merita ricordarlo, risale al XIV secolo.
All’esterno la Chiesa si presenta in mattoni a vista, a singola navata con abside coperta da catino, di struttura lombarda, divisa in tre parti da lesene, coronate da archetti intrecciati e ciascuna con una finestrella a tutto sesto.
La facciata è caratterizzata da un portale e una monofora sopra la quale si trovava l'affresco ora scomparso raffigurante una Maestà col Divino Figlio (XV secolo). La struttura ha caratteristico tetto a capanna sormontato da una piccola campana in luogo del campanile rimasto incompiuto.
L'interno della chiesa era stato completamente affrescato nella prima metà del XIV secolo: degli affreschi rimane qualcosa nell’unica navata e nella zona absidale, e sono stati attribuiti alla scuola giottesca; in particolare l'affresco dell'abside con Cristo in Mandorla è attribuibile al XII secolo. Nel centro della chiesa infine alcune lastre trasparenti permettono di vedere i resti del sacello a croce e dei mosaici altomedievali.
Passando ora alla struttura rurale del borgo, gli edifici che si sono conservati sono: i portici a nord-ovest, la stalla a sud-est e i rustici a sud-ovest.
I portici hanno incorporato anche la casa del custode, una costruzione a due piani aggiunta circa quarant’anni fa, quando si pensò di preservare in questo modo l’abitato da atti vandalici; sul lato sud-ovest, dove si troxa la chiesa, l’edificio posto a sud-est della stessa, a pianta irregolare e dotato un tempo di un interessante porticato in corrispondenza dell’ingresso, è in attesa di restauro, mentre quello posto a nord dell’edificio sacro è stato ora messo a disposizione dei monaci che vivacizzano l’area con le loro attività; sicuramente però l’edificio rurale più rilevante è la stalla, che ora ospita la biblioteca comunale.
Si tratta di un edificio lungo 108 metri e profondo 18, la cui pianta ricorda lo scafo di una imbarcazione: un portico circonda infatti la parte chiusa, lunga 66 metri, che termina in corrispondenza della rastremazione; da questo punto il portico assume una forma quasi triangolare ed è chiuso, nella parte meridionale, da un muro alto circa tre metri.
Una costruzione di tali dimensioni assume rilevanza al cospetto degli altri edifici per la sua marcata orizzontalità; dal punto di vista dei materiali, poi, va sottolineato che la cascina-biblioteca ha mantenuto i suoi connotati rurali, tra cui il portico con colonne in mattoni e arcate a tutto sesto sopra le finestre, il tetto in coppi e le travature in legno.
Vale la pena infine di esaminare l’importanza dei corsi d’acqua presenti nella zona: come detto essi favorirono i primi insediamenti di cascine e mulini che attenevano al fondo delle monache benedetine nel Trecento, a cui poi si sostituirono altri edifici man mano che il tempo passò: sul Catasto Teresiano del 1700, infatti, tra gli edifici attualmente visibili figura solo la chiesa, oltre agli edifici posti lungo il naviglio appena a nord del parco, al di là della roggia Scudellina (in localtà detta Cassina Spinada Vecchia); sul catasto Lombardo-Veneto (seconda metà XIX secolo) invece, oltre alla chiesa e a Cassina Spinada, figurano tutti gli edifici della Cascina Chiesa Rossa, inclusi alcuni addossati all’abside e in seguito demoliti. La disposizione dei corsi d’acqua, poi, porta a spiegare l’orientamento verso nord-est dell’intero complesso ed anche la forma triangolare della parte orientale della stalla ora biblioteca: un cavo affluente della roggia Carlesca infatti costeggiava il lato sud dell’area, il che costrinse a costruire l’edificio con la forma che presenta tuttora.